Quali sono le principali forme di allevamento dell’olivo?
La scelta di come allevare i proprio olivi deve maturare con l’esigenza di sfruttare tutte le potenzialità e le caratteristiche della pianta in modo da aiutarla a mantenere il giusto equilibrio tra parte radicale e chioma. La pianta non può solo essere forzata per fini economici, l’equilibrio della stessa è di fondamentale importanza per avere sempre un produzione costante che non gravi sulla durata di vita della pianta stessa.
Vediamo insieme le diverse forme di allevamento dell’olivo
-Vaso policonico
Questa tipologia di allevamento, a forma espansa, limita e ritarda la perdita di funzionalità nella zona basale della chioma. La pianta appare con un tronco di circa 90/110 cm e è supportata generalmente da 3 o 4 branche principali che sono conformate come un cono ed inclinate di circa 45° nel tratto iniziale e poi verticalmente. Con questa struttura ogni branca primaria forma una chioma piramidale. L’apice sarà quindi isolato con un unica punta, mentre la parte vegetativa e produttiva sarà concentrata sulla parte esterna della branca, in questo modo, molte operazioni colturali saranno facilitate. La raccolta per esempio può avvenire a mano, agevolata o meccanicamente.
Questo tipo di allevamento assicura alla pianta una miglior clima luminoso, maggiore ventilazione e quindi un ambiente più ostico per alcune malattie. A causa del notevole sviluppo in larghezza, il vaso policonico richiede sesti di impianti di almeno 5 metri sulla fila e 6 metri tra le file.

Vaso policonico
-Cespuglio
Questa tipologia di allevamento, a forma espansa, è utilizzata principalmente per produzioni intensive. Ha una chioma bassa e senza tronco, non richiede nessun intervento di potatura e permette alla pianta una rapida e precoce entrata in fruttificazione e di raggiungere i massimi livelli di produzione in poco tempo.
Il problema principale però è la perdita di funzionalità e produttività della parte basale, questo è dovuto all’ombreggiamento reciproco che avviene per l’ammassamento vegetativo che predispone agli attacchi parassitari. La parte apicale della chioma tenderà quindi a prendere il sopravvento, qui si concentrerà maggiormente la produzione, aumentando i costi di raccolta e di potatura. Dopo alcuni anni risulteranno indispensabili alcuni grandi tagli sulle branche o al colletto delle piante
-Globo
Questa tipologia di allevamento è quella più prossima alla naturale conformazione dell’olivo, questo sistema è adottato spesso nelle zone meridionali soggette a forte insolazione. Infatti questa forma di allevamento permette di proteggere il fusto e le branche principali dall’eccessiva insolazione grazie alla folta chioma. La produzione si concentrerà maggiormente nella parte esterna della chioma per via del notevole ombreggiamento interno.

Globo
-Vaso cespugliato
Questa tipologia di allevamento rappresenta un compromesso tra il cespuglio ed il vaso policonico. Sistema ideato negli anni ’50 per ricostruire gli oliveti distrutti dalle gelate del 1956 nel centro italia. La caratteristica del vaso cespugliato è la totale assenza del tronco. La struttura si alzerà grazie alle 3-4 branche principali che saranno isolate ed inclinate nel tratto iniziale e poi dirette più o meno verticalmente.
La potatura si effettua con gli stessi criteri del vaso policonico e la raccolta può avvenire manualmente grazie al limitato sviluppo in altezza della pianta.

Vaso cespugliato
-Monocono
Questa tipologia di allevamento si sviluppa prevalentemente in verticale. La struttura consiste in una forma libera con fusto allevato a tutta cima fino ad un altezza media di 2-3 metri. Le branche principali hanno una lunghezza decrescente passando da quelle inferiori a quelle superiori. La cima risulta quindi alleggerita in modo da non ombreggiare la parte sottostante. La pianta tenderà a svilupparsi principalmente in altezza fino a livelli in cui sarà difficile raccogliere le olive nella parte superiore.
Con il tempo poi la chioma non riuscirà più a dimensionarsi sulle potenzialità dell’apparato radicale, questo causerà una squilibrio in senso vegetativo e la notevole quantità di vegetazione che si svilupperà sulle branche secondarie in prossimità del tronco farà schizzare i costi di mantenimento alle stelle e la produzione ne risentirà quasi subito. La pianta tenderà quindi a concentrare la produzione nella parte della chioma, più attiva, spogliandosi così nella parte basale.

Monocono
In conclusione, quale è la miglior forma di allevamento?
Non siamo in grado di stabile quale sia la forma di allevamento migliore in assoluto. Il successo degli impianti dipende da molteplici fattori e pratiche agronomiche quali: concimazione del terreno e trattamenti fogliari, scassatura del terreno, interventi per la protezione e la difesa della pianta. Ogni tipologia di allevamento presenta pregi e difetti, sta all’imprenditore scegliere la giusta strada da seguire in base ai propri obiettivi produttivi ed economici,alla zona in cui si trova l’impianto ,alle varietà presenti nell’oliveto,al clima e al terreno.
Nelle Marche , la forma di allevamento più utilizzata in questi anni è il vaso policonico,una forma che ben si adatta ad un olivicoltura di qualità e non intensiva, che limita la capacità di affermazione della parte alta della pianta, favorisce la produzione nelle parte inferiore della chioma e riduce i costi di potatura e raccolta. Ultimo ma non meno importante il vaso policonico asseconda il naturale modello di sviluppo dell’olivo, possiamo seguire cosi un percorso di rispetto della pianta e molto importante per sviluppare un ottica di rispetto e non solo di sfruttamento del nostro patrimonio agricolo e ambientale.